Lavori di Restauro della Chiesa di Rocchetta di Sant’Antonio con l’utilizzo del bonus facciata.
Siamo a Rocchetta Sant’Antonio (FG) un antico Borgo dell’Appenino Dauno arroccato su una collina di 630 s.l.m che svetta su un affascinante panorama, crocevia delle regioni Basilicata, Campania e Puglia.
La Chiesa Matrice dedicata all’assunzione della Beata Vergine Maria sorge ai piedi della Cittadella, al
culmine di un’erta salita e di un’ampia gradinata, nella zona di prima espansione del paese fuori la rocca.
L’aspetto attuale è dovuto al succedersi di numerosi interventi di rifacimento e restauro; l’ultimo della serie è proprio il nostro intervento di risanamento delle superfici dei prospetti secondo la filosofia del restauro conservativo.
Il progetto è redatto dall’Ing. Giovanni Mancarelli di Barletta e la costruzione della Chiesa risale all’anno 1754 ed inaugurata nel 1768.
Un po’ di storia…
L’edificio fu edificato su una preesistente Chiesa, la cui costruzione risaliva, con ogni probabilità, essendo coeva del tuttora esistente campanile, agli anni compresi tra il 1558 e il 1591, come si legge sull’iscrizione collocata sul prospetto del campanile stesso.
La pianta della Chiesa è Romanica, a tre navate, con la centrale sorretta da archi rampanti scavalcanti le due navate laterali ed è fiancheggiata dall’antico campanile quadrato, sormontato da un tamburo ottagonale e da una cupola aggiunta nel corso del XVIII secolo.
Il restauro della Chiesa di Rocchetta di Sant’Antonio
Gli interventi realizzati hanno avuto come finalità l’eliminazione dei fenomeni che alimentavano le patologie di degrado delle superfici del paramento lapideo della Chiesa e il ripristino delle condizioni iniziali delle stesse nel rispetto dei valori storici e materici dell’epoca.
Gli interventi di carattere conservativo sono studiati nel rigoroso rispetto dei criteri fondamentali del
restauro: – “minimo intervento”, limitandosi all’essenzialità dell’intervento stesso, anche nell’eventuale
integrazione, sono state escluse operazioni invasive di rimozione delle integrazioni presenti a meno che
queste non risultassero assolutamente incongruenti e dannose per il tessuto originale; – “reversibilità
dell’intervento”, rimozione delle aggiunte e integrazioni introdotte con l’intervento di restauro conservativo rendendole riconoscibili e sacrificabili; – “riconoscibilità”, possibilità di riconoscere le integrazione grazie a leggere difformità cromatiche o materiche.
Il focus dell’intervento pertanto è rivolto alla rimozione di quei interventi postumi che hanno alterato
profondamente l’aspetto esteriore della fabbrica, in particolare le stuccature cementizie che riguardavano tutta la parte basse dell’edificio; elemento che falsava la lettura storico artistica del manufatto e che creava problemi di traspirabilità dei maschi murari.